La caratteristica Festa contadina del primo di Maggio ha origine antichissima e propiziatoria, un canto augurale per trasmettere gli auguri gioiosi per l’arrivo della primavera auspicando fertilità e buon raccolto.
Dalla mattina fino a notte fonda i “maggerini”, accompagnati da poeti e cantori in vernacolo, muniti di un grosso ramo di alloro al quale è appuntato un grosso limone, percorrono i borghi bussando di casa in casa, chiedendo offerte in cibo e bevande.
I “maggerini” ricambiano le offerte con canti, stornelli, quartine ed ottave in rima, in un tripudio di allegria e colori.
I “maggerini” percorrono anche la campagna, sopra un carro ornato di spighe e fiori, declamando versi e raccontando storie, facendo tappa presso i casolari. I “maggerini” vestono abiti e cappelli decorati con fiori di carta e nastri colorati.
Il gruppo è accompagnato da fisarmonica e chitarra. Oltre alle voci di coro, nei gruppi troviamo vari personaggi: la figura centrale del "Poeta" che compone il testo ed intona il "permesso" per entrare nei poderi e il "ringraziamento" prima di uscire, improvvisando sempre versi in "ottava rima"; "L'Alberaio" che porta il ramoscello d'alloro fiorito simbolo della festa; il "Corbellaio" incaricato di raccogliere e custodire le offerte che poi saranno consumate in un pasto comune chiamato "Ribotta".
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