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21 Dic 2025 16:23
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All’Istituto Passaglia di Lucca, la mostra, in programma dal 4 dicembre 2009 al 16 gennaio 2010, ripropone il rapporto tra maestro e allievo, nella testimonianza del fotografo e pittore Giorgio Conti, allievo per trent’anni dello scultore Vitaliano De Angelis, recentemente scomparso, direttore artistico e organizzatore di un allestimento sperimentale che indaga il potenziale espressivo che nasce dall’incontro di due forme d'arte, attraverso ed oltre, i confini stessi di ruolo e generazionali.
L’opera immortale della scultura che riprende vita e contemporaneità attraverso il filo sottile di un dialogo in profondità che si struttura tra buio e luce: è la mostra “Luce Scolpita”, le sculture di Vitaliano De Angelis immortalate dal fotografo Giorgio Conti, due autori toscani, nell’allestimento presso l’Istituto Superiore Artistico Augusto Passaglia di Lucca, con l’organizzazione e la direzione dello stesso Giorgio Conti, testimone di un’esperienza di arte e di vita, esordita trent’anni fa e mai conclusa. Sei sculture di piccola dimensione, per la personale postuma del maestro Vitaliano De Angelis, scomparso nel 2002, sculture poste in rapporto diretto ai diciassette pannelli che riproducono le foto in formato 75x50 di Conti, dove si sottende uno scambio quasi mistico tra la realtà, l’opera scultorea da un lato e l’ulteriore livello percettivo, ed in senso più ampio concettuale, nel rimando continuo alla fotografia dall'altro, attraverso il progressivo, ora gentile ora di contrasto, insinuarsi e materializzarsi dei significati, veicolati dalle indagini sulla luce. L’esistenzialismo sottende con forza anche l’aspetto più biografico e storico che impronta di sé la doppia personale ed il suo senso in profondità: il rapporto esistito, per certi aspetti ancora presente ed ancora in divenire, testimoniato in questo elegante allestimento “ipertestuale” e multi linguaggio, tra il maestro scultore e grafico e l’allievo pittore, e nella sua veste forse più evoluta di fotografo. Vitaliano De Angelis, uno dei protagonisti della scena artistica italiana del Novecento, fiorentino di origine, successivamente stabile a Livorno, professore a Volterra e a Lucca, conosciuto anche per l’attività di grafico, conta opere in importanti sedi nazionali, tra cui la Galleria di arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze. Anche in lui Conti, riconosce quelle “dualità” presenti, e di cui è egli stesso consapevole, nella sua opera pittorica e fotografica. Sculture in marmo, lignee, bronzee, in cemento e gesso, dove ricorre la figura umana, spesso femminile, il nudo artistico tra arcaico e moderno, tribale e classico, nella ricerca del maestro toscano che si muove sul punto estremo, metafora fisica di un andamento psicologico, fra equilibrio e rottura, lo stato di equilibrio un attimo prima della rottura. “Conobbi il maestro De Angelis circa trent’anni fa”, racconta Giorgio Conti, precisando e specificando che non fu allievo dell’artista in senso canonico, nel contesto dell’iter scolastico, ma che questo incontro, dai contorni inizialmente sfumati e poi, per lunghi e produttivi anni, sempre più definito nel suo profilo, avvenne occasionalmente in treno, da un’amicizia iniziale e spontanea che lo portò alla frequentazione dello studio, in un tram tram che si andò stabilizzandosi giorno dopo giorno, nella sinergia tra due forme espressive divenuto sempre più un sodalizio fortemente dinamico.
Così fino a quello che Conti individua e sente come “l’evento importante”, un passaggio nodale per il suo percorso artistico e per quelli che saranno gli sviluppi del suo rapporto con lo scultore. “Era il 1982” racconta “e quell’anno fui invitato anch’io a prendere parte al viaggio consueto di aggiornamento culturale a Parigi che De Angelis era solito fare con gli amici e colleghi artisti”. “Si ispirava a Parigi anche per i suoi disegni e per le opere grafiche” prosegue “ed a Parigi sorse un problema: Giorgio spariva continuamente a fare fotogr
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