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22 Dic 2025 17:25
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La scultura minimalista, ridotta all’essenza, volumetrica o bidimensionale, pura e marmorea e nei supporti luminescenti in metallo, riconduce la presenza preponderante di una femminilità archetipica, singolarmente in un contesto in cui la purezza della plasticità e la perizia tecnica si fanno talismano totemico-moderno, di un’ancestrale forza naturalistica ed organica della donna amante-madre, in un linguaggio che tende alla progressiva astrazione, decodificabile e familiare all’Uomo tecnologico, moderno e contemporaneo. È la mostra di scultura della giovane autrice Elisa Lorenzelli, socia dell’associazione Athena Spazio Arte di Suvereto (LI), in apertura inaugurale domenica 21 giugno, ore 18.30, al Castello Ginori di Querceto (Montecatini val di Cecina (PI), presso la galleria Accademia Libera Natura e Cultura, diretta da Ursula Vetter. Il vernissage sarà seguito da una cena per soci (info e prenotazioni per la cena per soci, iscrizione all’associazione possibile sul luogo: 333/6405250, 335/6837252, accademialibera@tiscali.it). Elisa Lorenzelli nasce a Piombino (LI), nel febbraio del 1983. Residente nella cittadina costiera di San Vincenzo (LI), si diploma presso il Liceo artistico Pietro Aldi di Grosseto ed in scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara con indirizzo in marmo, specializzandosi in marmo, metalli, gesso e creta. Nei tratti autobiografici ricorrono le lunghe passeggiate in solitudine sulla costa e la raccolta selezionata e appassionata di vetri, sassi e conchiglie di cui studia e interiorizza le suggestioni formali e cromatiche, insieme all’osservazione di animali domestici e della fauna marina. Già artista precoce dall’età pre-scolastica, nel percorso formativo istituzionale, risente delle influenze e suggestioni positive degli insegnanti Pier Giorgio Balocchi e Francesco Cremoni. Scultrice di talento, con una collaborazione in corso con il maestro Franco Mauro Franchi, ha all’attivo un percorso denso di mostre, premi e rassegne culturali, che esordisce con il riconoscimento per lavori in ceramica nell’anno 2000.
Quel che resta del disagio post-moderno, dei ritmi della quotidianità, nel momento in cui irrompe la forza naturalistica di forme morbide, ma decise, in un equilibrio plastico fatto di parti razionali, spazi vuoti “incastonati” in un assemblaggio armonico in andamento sinfonico-musicale e sovente, come nei neo-totem di Brancusi, con tendenza in verticale. È la ricerca della scultrice Elisa Lorenzelli, a tratti serena e senza meta, a tratti più sofferta e approfondita, nel “mare aperto” di una identità socio-psicologica (“Metà donna”, “Piccola donna slanciata”) che aspira, senza mai raggiungerla completamente, all’assolutezza di una identificazione, oscillando armonicamente tra le molteplici possibilità dell’essere, sul palcoscenico imponderabile e naturalistico dei ruoli dell’Io. Gli scenari del mare, dall’ambiente di origine, la costa livornese da San Vincenzo fino alle suggestioni scenografiche della propaggine di Piombino, dirimpetto alle isole dell’arcipelago Toscano, contaminano l’opera generale della giovane artista, che riesce a filtrare le emozioni di una riconciliazione in solitudine con gli spazi costieri, evocativi di antiche storie, custodi di enigmi, negli studi in immedesimazione su forme, movenze, cromie e gradazioni di luce, nel silenzio di un riscoperto rapporto, irrisolto e aperto, nel territorio metafisico che sta tra la materia e l’essenzialità dello spirito e del pensiero. La fauna marina e terrestre, è sedotta essa stessa nel gioco di forme di Elisa Lorenzelli (“Donna pesce”, “Donna fenicottero”), in un passaggio sofferto, testimoniato dal connubio tra morbidezza dei volumi e contorni e durezza del supporto, tra un mondo dell’infanzia forse più prosastico ed iconicizzato, e l’affermarsi di una femminilità decisa, sensuale, libera e compiuta, con uno sguardo nostalgico alle certezze del passato. La stessa arte rupestre è ricondotta, in una sorta di continui
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